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Esercitazione 8: Riassunto e commento "Architettura e modernità"

ARCHITETTURA E MODERNITÁ



Il capitolo  “Mondo Decostruito” esplora la mostra Deconstructivist Architecture, inaugurata nel 1988 al MoMA di New York e curata da Philip Johnson e Mark Wigley. La mostra segna un'importante evoluzione nell'architettura, segnando la transizione dal postmodernismo al decostruttivismo, un movimento che sfida le convenzioni estetiche tradizionali, proponendo un'architettura frammentata e destabilizzante. I lavori di sette architetti chiave - Peter Eisenman, Zaha Hadid, Frank Gehry, Coop Himmelb(l)au, Bernard Tschumi, Daniel Libeskind e Rem Koolhaas - sono al centro dell'esposizione, proponendo una visione di architettura come campo in continua evoluzione, lontano da forme statiche e rigide.

Il termine "decostruttivismo" è stato coniato per attirare l'attenzione dei media, ispirandosi al costruttivismo russo ma evolvendo in un simbolo di innovazione. Sebbene alcuni degli architetti coinvolti si ispirassero al costruttivismo, il termine divenne rapidamente associato a un movimento che apriva la strada a nuove forme di sperimentazione architettonica. I decostruttivisti, ispirandosi alla filosofia di Jacques Derrida, si propongono di smascherare le contraddizioni e le rigide strutture convenzionali, rivelando un'architettura che si opponeva all'ordine estetico tradizionale.

Il libro non si limita ad analizzare l'architettura, ma colloca il movimento nel contesto dei profondi cambiamenti politici e sociali degli anni Ottanta. La fine della Guerra Fredda, la caduta del Muro di Berlino e il crollo dei regimi comunisti segnarono la fine del "secolo breve", definito dallo storico Eric Hobsbawm. L'apertura dei mercati favorì la globalizzazione, trasformando l'economia mondiale e dando impulso alla crescita economica in Asia, con la Cina che emergeva come potenza commerciale. Berlino divenne simbolo di cambiamento, con la realizzazione del Museo dell'Olocausto, che rifletteva il desiderio di memoria e riconciliazione in un mondo in transizione. Inoltre esplora anche l’evoluzione dell'architettura contemporanea negli anni Ottanta e Novanta, con un focus su figure come Daniel Libeskind, Steven Holl, Renzo Piano e altri, che coniugano estetica, funzionalità e temi sociali. Libeskind, noto per il suo approccio sperimentale, unisce arte, architettura e filosofia, raggiungendo il culmine della sua carriera con il progetto del Museo Ebraico di Berlino, un'opera che affronta il tema della memoria attraverso forme spezzate e labirintiche.

Nel campo dell'informazione e della comunicazione, Alvin Toffler introduce il concetto di "Terza Ondata", in cui l'informazione diventa centrale per l'economia e la società. Questo si riflette nell'architettura, che inizia a diventare uno strumento per "informare" e comunicare identità. Il Museo Kiasma di Steven Holl a Helsinki ne è un esempio, con una progettazione che fonde spazi architettonici con i flussi urbani, creando un dialogo dinamico tra architettura e città.

Renzo Piano, con il progetto di Postdamer Platz a Berlino, promuove il concetto di "mixité", unione di funzioni residenziali, commerciali e culturali, contrastando le rigidità dello zoning urbano. La sua attenzione all'ecologia e alla rigenerazione culturale emerge anche nelle trasformazioni urbane di Parigi e Barcellona, dove l'architettura diventa simbolo di modernità. A partire da Biosphere 2, un esperimento architettonico-ecologico in Arizona, si esplora la sostenibilità degli edifici, anticipando un futuro in cui gli edifici siano progettati per essere autosufficienti e responsabili dal punto di vista ecologico.

Nel frattempo, architetti come Santiago Calatrava e Rem Koolhaas portano avanti approcci innovativi. Calatrava combina arte e ingegneria in strutture scultoree che sfidano le leggi della gravità, ispirandosi alla natura per progettare edifici dinamici, come le stazioni di Bilbao e Lione. Rem Koolhaas, attraverso l'OMA (Office for Metropolitan Architecture), sviluppa un linguaggio architettonico che rifiuta le convenzioni tradizionali, abbracciando la frammentazione e l'additività. Il suo libro *S, M, L, XL* esplora come l'architettura possa rispondere alle dinamiche economiche e sociali della metropoli contemporanea, applicando i principi architettonici a diverse scale, dalla città al singolo oggetto.

Jean Nouvel, con il progetto della Fondazione Cartier a Parigi, sperimenta il concetto di trasparenza, utilizzandola non come principio scientifico ma come elemento ambivalente che apre a molteplici interpretazioni. Similmente, Herzog & De Meuron, nel progetto della Cabina di manovre ferroviarie a Basilea, utilizzano la superficie per comunicare emozioni e significati più profondi, rispondendo fisicamente ed emotivamente al contesto.

Bernard Tschumi, con il progetto del Centro Le Fresnoy a Tourcoing, esplora un'architettura che non è più statica ma dinamica, creando spazi che stimolano l'interazione tra passato e futuro. Il suo lavoro rappresenta un passo verso un'architettura fluida, in continua evoluzione, capace di rispondere alle esigenze sociali, tecniche e culturali contemporanee.

Nel contesto degli anni Novanta, Peter Eisenman sviluppa il concetto di "Blurring", un approccio che applica il movimento all'architettura, trasformando gli spazi in ambienti dinamici in continuo cambiamento. Progetti come la Casa Guardiola e il College of Design Architecture and Planning dell'Università di Cincinnati mostrano come la geometria possa essere fluida e in continua trasformazione, creando spazi che non sono mai statici ma in costante evoluzione.

In parallelo, Frank Gehry sviluppa un’architettura scultorea, caratterizzata da forme fluide e dinamiche che sembrano in movimento, come nel Museo Guggenheim di Bilbao, un esempio di rigenerazione urbana e culturale. Le sue opere sono un continuo gioco di curvature e superfici che offrono esperienze spaziali coinvolgenti, sfidando le convenzioni dell'architettura moderna. L'approccio di Gehry al spazio sistema, come dimostrato nel Museo Guggenheim di Bilbao, segna un cambiamento radicale rispetto allo spazio organico, proposto in precedenza. In quest'ottica, l'architettura non risponde solo a una funzione statica, ma si sviluppa in modo complesso, fluido e interattivo, creando un ambiente che evolve e si adatta alle diverse variabili in gioco.


COMMENTO:
Steven Holl è uno degli architetti più influenti degli ultimi decenni, la cui poetica si distingue per l'attenzione all’esperienza fenomenologica dell’architettura e per l’approccio concettuale che lega la forma al contesto fisico e sociale. Holl ha sempre cercato di andare oltre le mode del momento, la sua architettura si nutre invece di una riflessione più intima e profonda, che prende spunto dalla filosofia di Henri Bergson, il quale attribuisce una centralità all’esperienza diretta, alla percezione fisica e psicologica del mondo. Il suo lavoro non è un gioco puramente estetico, ma un dialogo continuo con il contesto, con l’ambiente e con gli utenti che vivono gli spazi.
Il Museo Kiasma è un perfetto esempio di questa filosofia applicata alla progettazione architettonica, si colloca in una zona strategica di Helsinki, tra edifici storici e moderni, e si inserisce nel piano urbano pensato da Alvar Aalto. L'uso dei materiali e delle superfici nel Kiasma è un altro aspetto che merita attenzione. La combinazione di vetro, alluminio e zinco contribuisce a creare una superficie che gioca con la luce e le ombre, con una texture che cambia a seconda dell’ora del giorno, esprimendo una sensazione di movimento e trasformazione. Questa scelta materiale è in linea con l'idea di Holl di rendere l'architettura una forza in grado di stimolare emozioni e sensazioni, non solo una risposta funzionale ai bisogni dell’uomo, ma una forma che dialoga con l’ambiente circostante.
Il concetto di Chiasma, che è anche il nome del museo, è una metafora potente che apre nuove interpretazioni sul progetto. Il termine, che si riferisce a una figura retorica o al punto di incrocio dei nervi ottici nel cervello, Holl, infatti, ha pensato al museo non solo come un edificio, ma come un punto di incontro di flussi fisici e concettuali. n conclusione, Steven Holl non solo ha realizzato un museo, ma ha creato un'opera che parla di esperienze, emozioni e relazione con il contesto. Il Kiasma è un esempio straordinario di come l’architettura possa essere un luogo di comunicazione tra spazi, persone e idee. La sua capacità di combinare astrazione concettuale, sensibilità fenomenologica e consapevolezza urbana rende il Kiasma non solo un'opera di architettura, ma un dispositivo che stimola il pensiero e l’interazione. Un progetto che, attraverso il suo processo e la sua realizzazione, ci invita a riflettere sul ruolo dell’architettura come elemento di connessione e comunicazione, capace di raccontare e trasformare il nostro rapporto con la città.


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